Artrosi della Caviglia

Che Cos'è
l'Artrosi della Caviglia?

L'artrosi della caviglia è un processo degenerativo a carico della cartilagine articolare della caviglia. L’artrosi può interessare tutte le articolazioni, dal rachide agli arti superiori ed inferiori. È una patologia degenerativa, causata dalla progressiva perdita del tessuto cartilagineo, che normalmente riveste i capi articolari, fino ad esporre l’osso sottostante (osso sub-condrale) e determinare una progressiva alterazione della morfologia dell’articolazione. Pertanto, non è una malattia della sola cartilagine, ma dell’intera articolazione: strutture scheletriche, legamentose, capsulari e persino i muscoli, deputati al movimento dell’articolazione, risultano coinvolti.

Luca Lorenzi

L'artrosi della caviglia è l’unica tipologia di artrosi che non è direttamente correlata all’età. Questo perché l’artrosi della caviglia è a carico di una articolazione estremamente congruente, in quanto una superficie articolare corrisponde esattamente all’altra.
Questo, se per un verso rappresenta un fattore protettivo nei confronti dell’artrosi legata all’età, dall’altro spiega come un evento traumatico a livello osseo, ma anche legamentoso, sia sufficiente a determinare gravi alterazioni artrosiche.
Questa è la ragione per cui circa il 70% delle artrosi di caviglia ha un’origine post-traumatica.

Il sintomo principale dell’artrosi alla caviglia è il dolore associato alla rigidità.
Inizialmente il dolore compare dopo immobilità prolungata, al momento di riprendere la deambulazione. Al peggiorare del quadro il dolore compare anche a riposo, è profondo e poco localizzato.
L’articolazione può apparire tumefatta, rigida, dolente alla palpazione, ai movimenti passivi e, ovviamente, alla deambulazione. Durante il movimento, inoltre, possono essere avvertiti crepitii o scrosci a causa dell’incongruenza dei capi articolari e/o alla presenza di osteofiti.

L’artrosi di caviglia è una patologia degenerativa irreversibile. Ciò significa che si può tentare di controllarla, ma ancora oggi non è permesso il recupero di un’articolazione danneggiata.

Domande & Risposte

Quali sono le cause dell'artrosi alla caviglia?

L'artrosi alla caviglia può insorgere per il naturale invecchiamento della cartilagine o come conseguenza di un trauma (una frattura della caviglia) o di altre patologie, come per esempio quelle reumatiche.
Tra i fattori di rischio che possono agevolare l’insorgenza della patologia ci sono: il sovrappeso, il cattivo allineamento dell'articolazione (spesso a causa di lesioni traumatiche) e di traumi o microtraumi ripetitivi dovuti all'attività sportiva o lavorativa.

Quali sono i sintomi dell’artrosi di caviglia?

L'artrosi della caviglia è caratterizzata da dolore, rigidità e tumefazione a carico dell’articolazione. Il dolore, inizialmente presente durante il movimento, può poi colpire anche a riposo. In alcuni casi può essere avvertita una sensazione di instabilità articolare, come se la caviglia non fosse più in grado di sopportare il peso corporeo. L’artrosi di caviglia è una patologia degenerativa irreversibile. Ciò significa che si può tentare di controllarla, ma ancora oggi non è permesso il recupero di un’articolazione danneggiata.

Come si fa diagnosi di artrosi della caviglia?

Fondamentale è la visita clinica accompagnata da una radiografia del piede e della caviglia in carico, cioè appoggiato a terra. Dato che piede e caviglia esercita le sue funzioni in piedi, è in questa posizione che dovrà tornare a funzionare.
Inoltre, per studiare la qualità dell’osso su cui si deve intervenire, una TAC di caviglia e retro-piede è altrettanto importante nel planning.
Questo permetterà al medico di valutare piede e caviglia e le altre eventuali deformità per poter programmare il trattamento migliore per quel determinato quadro clinico.

Esistono trattamenti non chirurgici dell'alluce valgo?

Si possono utilizzare svariati metodi per risolvere il problema, prima di arrivare ad un intervento chirurgico per artrosi di caviglia, fra questi:

  • Indossare calzature che blocchino il movimento della caviglia, tipo scarponcino o anfibio.
  • Uso di farmaci antidolorifici.
  • Applicazione di ghiaccio sulla zona interessata dal disturbo e di pomate antinfiammatorie: soprattutto dopo che si è stati a lungo in piedi, questo semplice rimedio può aiutare a lenire il dolore e l'infiammazione.
  • Terapie fisiche, come i campi elettromagnetici pulsati, la magneto terapia, il laser e la Tecar terapia, che migliorano anche la biologia e la funzionalità dei tendini e dei muscoli deputati al movimento dell’articolazione. Queste possono rappresentare, negli stadi artrosici iniziali, una soluzione ripetibile e senza effetti collaterali, in grado di procrastinare un intervento per un periodo di tempo.
  • La terapia infiltrativa con ac.jaluronici o cortisonici.

Quali sono i trattamenti chirurgici dell’alluce valgo?

Se il trattamento conservativo non fornisce alcun sollievo potrebbe essere necessario un intervento chirurgico.
Può essere utilizzato un approccio chirurgico classico di artrodesi, cioè di blocco dell’articolazione, oppure, in casi selezionati, il posizionamento di una protesi per la articolazione tibio-astragalica.

Cos'è l'artrodesi di caviglia?

È la fusione dell’articolazione della caviglia. Questo risolve il quadro di dolore, ma implica la perdita del movimento della caviglia, di conseguenza le articolazioni adiacenti saranno sottoposte ad una maggiore sollecitazione e quindi ad un più alto rischio artrosico.
Per questo motivo questa tipologia di intervento viene proposta abitualmente in pazienti anziani o con minori richieste funzionali o con una deformità dell’arto particolarmente grave o nei casi di revisione di precedenti interventi.

Cos'è una protesi di caviglia?

La protesi è una sostituzione dell’articolazione con un impianto che ne riproduca il movimento e che si avvicini il più possibile alla sua fisiologia.
Rispetto ai pazienti affetti da artrosi dell’anca o del ginocchio, quelli colpiti da artrosi della caviglia possono essere molto più giovani e, in quanto tali, possono avere maggiori esigenze di mobilità nella vita di tutti i giorni.

Questa tipologia di interventi richiede un rigoroso follow-up per assicurare inizialmente una osteointegrazione adeguata e in seguito si procederà al recupero della mobilità.
I pazienti vengono immobilizzati con un gesso o un tutore per 6 settimane, anche se il carico viene concesso generalmente a 3 settimane.
Una volta rimossa l’immobilizzazione è fondamentale la rieducazione al passo. Per questo si consiglia idrokinesiterapia (rieducazione al passo in acqua) e rieducazione propriocettiva.
Il paziente è di nuovo autosufficiente a circa 2 mesi dall’intervento, guida la macchina dopo 3-4 mesi, e raggiunge la completa soddisfazione post operatoria intorno a 6-8 mesi.